mercoledì 8 febbraio 2017

LO SPRECO ALIMENTARE

DIMINUIRE LO SPRECO CONVIENE A TUTTI 

La metà del cibo che viene prodotto nel mondo, circa due miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile. Il dato emerge da un rapporto del gennaio 2013 dell’Institution of Mechanical Engineers, associazione degli ingegneri meccanici britannici.

Fra le cause di questo spreco di massa ci sono le cattive abitudini di milioni di persone, che non conservano i prodotti in modo adeguato. Ma anche le date di scadenza troppo rigide apposte sugli alimenti, le promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario, i numerosi passaggi dal produttore al consumatore nelle catene di montaggio dei cibi industriali.

A fronte dei miliardi di tonnellate di cibo gettato nella spazzatura, c’è un miliardo di persone al mondo che non ha accesso a sufficienti risorse alimentari

Lo spreco di cibo nel mondo

Questa stima è lievemente superiore – ma in linea – con quella della Fao, secondo cui oltre un terzo del cibo prodotto ogni anno per il consumo umano, cioè circa 1,3 miliardi di tonnellate, va perduto o sprecato, contenuta nello studio intitolato Global Food Losses and Food Waste (Perdite e spreco alimentare a livello mondiale). Lì si dice che i paesi industrializzati e i paesi in via di sviluppo sperperano, rispettivamente, 670 e 630 milioni di tonnellate di cibo ogni anno.
Il documento era stato commissionato dalla Fao all’Istituto svedese per il cibo e la biotecnologia (Sik) in occasione di Save the Food. Solutions for a world aware of its resources, nel 2011. Solo nei Paesi industrializzati vengono buttate 222 milioni di tonnellate di cibo ogni anno: una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa subsahariana.

Lo spreco di cibo in Europa

In Europa, la quantità ammonta a 89 milioni di tonnellate, ovvero a una media di 180 kg pro capite. Lo spreco domestico maggiore pro capite si registra in Inghilterra, con 110 kg a testa, seguono Stati Uniti (109 kg) e Italia (108 kg), Francia (99 kg), Germania (82 kg), Svezia (72 kg). “Il 42% degli sprechi alimentari in Europa avvengono tra le mura di casa” precisa Francesco Mele, responsabile della campagna contro lo spreco alimentare di Slow Food Italia.
Lo spreco di cibo in Italia

In Italia secondo il Barilla Center for Food and Nutrition ogni anno finiscono tra i rifiuti dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, per un valore di circa 37 miliardi di euro. Un costo di 450 euro all’anno per famiglia. Cibo che basterebbe a sfamare, secondo la Coldiretti, circa 44 milioni di persone.

Per chi fosse interessato all'argomento può cliccare QUI per leggere delle notizie inerenti allo spreco e al rispetto dell'ambiente che ci circonda e a delle date di alcuni manifestazioni.

domenica 5 febbraio 2017

DUOMO DI CHIVASSO

La chiesa collegiata di Santa Maria Assunta è il principale luogo di culto cattolico di Chivasso, in provincia di Torino, sede della parrocchia omonima, appartenente alla diocesi di Ivrea.

La chiesa risale al 1415, quando la città faceva parte del marchesato del Monferrato. La facciata è adornata da fregi e figure in cotto che costituiscono un'importante manifestazione dell'arte tardogotica quattrocentesca in Piemonte.

Storia

La chiesa è abitualmente (e impropriamente) chiamata dai Chivassesi "il Duomo"; in realtà essa ha la qualifica di "insigne collegiata", concessa dal vescovo d'Ivrea monsignor Luigi Bettazzi nel 1996, in quanto antica ed illustre sede di un capitolo di canonici.

La decisione di costruire la chiesa – destinata a diventare la nuova sede del capitolo dei canonici già presenti in Chivasso nel vecchio borgo occidentale di San Pietro – venne assunta dal Marchese del Monferrato Teodoro II della dinastia dei Paleologi nel 1415. La scelta di finanziare la costruzione della chiesa sulla allora piazza del mercato, nei pressi del palazzo marchionale (del quale resta oggi solo la poderosa torre in pietra a pianta ottagonale) si inseriva nel progetto urbanistico di abbellimento del centro cittadino, cuore pulsante della florida economia chivassese.

La costruzione della chiesa proseguì con il successore di Teodoro II, Giovanni Giacomo, che fu marchese tra il 1418 ed il 1445. Egli tuttavia, gravato dalle spese militari connesse alla sua politica espansionistica, già dal 1425 si trovò nell'impossibilità di continuare a finanziari i lavori della chiesa. Si rese così necessario l'intervento della "Credenza" cittadina che assunse l'onere del completamento della costruzione. La chiesa, anche se incompiuta, fu consacrata nel 1429 dal vescovo d'Ivrea Giacomo de Pomariis. Nel 1475 venne innalzata la volta della navata maggiore e del presbiterio, mentre il campanile venne terminato nel 1487. L'effettivo trasferimento nella nuova collegiata del capitolo dei canonici avvenne solo nel 1480[1].

Nel 2015, con la benedizione della porta d'accesso alla navata destra e la sua proclamazione a Porta Santa, il duomo è diventato una delle chiese giubilari del Giubileo Straordinario della Misericordia 2015.


Esterno

La facciata della chiesa, con i suoi fregi e le figure in cotto, riveste un notevole interesse artistico. Si tratta di opere fittili realizzate verso il 1450-1460 circa da maestranze piemontesi che guardano verosimilmente al linguaggio tardogotico d'oltralpe. Nella decorazione della facciata vennero impiegate, oltre a rilievi di personaggi modellati in terracotta, figurine di angeli e putti ed altri motivi ornamentali ottenuti a stampo.

La deperibilità del materiale impiegato ha comportato nei secoli numerosi interventi di restauro: i primi risalgono al 1666, mentre all'inizio del XX secolo si dovette procedere ad integrazioni più consistenti (come si osserva dalla tonalità più chiara dell'argilla).
Le decorazioni fittili si dispongono in modo da comporre un'alta ghimberga che arriva con le sue cordonature sino al colmo del tetto movimentando la semplicità della facciata a capanna; essa sottolinea, sul piano simbolico, l'ingresso della chiesa come porta del cielo.

La cuspide della grande ghimberga è simbolicamente sorretta da dodici coppie di figure umane, sei a destra e sei a sinistra del portale; in ogni copia si riconosce un profeta (con in testa un pesante berretto o una corona regale) ed un apostolo (con la testa circondata da un'aureola), posti uno a fianco all'altro per sottolineare la continuità tra Vecchio e Nuovo Testamento. Ciascuna figura è sormontata da baldacchino, sul quale si appoggia la figura sovrastante.

Il portale, fortemente strombato, è impreziosito da altre sei figure di santi fra le quali si riconoscono Giacomo il Maggiore, Giovanni Battista, San Pietro e San Paolo. Al centro della lunetta, tra tracce di affreschi ormai illeggibili, è posto il bel rilievo in terracotta con il busto della Madonna col Bambino. Subito al di sopra della lunetta, si innalza una seconda e più piccola ghimberga, al centro della quale è posta la figura del Redentore, mentre sui lati troviamo le immagini dell'Angelo Annunziante e della Vergine Annunciata.

Il vertice della piccola ghimberga si interseca con il rosone, nel quale si ripetono in cerchio teste barbate e altri motivi ornamentali.
In alto, nella grande cuspide compare un angelo che reca fra le braccia un tondo raggiato con al centro il monogramma del nome di Gesù reso celebre dalla predicazione di San Bernardino da Siena.

Il campanile della chiesa si innalza sulla destra della facciata: la sua costruzione in mattoni prese il via nel 1457 sacrificando la prima delle cappelle laterali. Originariamente culminava con un'alta guglia ottagonale costituita da una struttura in legno ricoperta con lamine metalliche (di qui il soprannome scherzoso dato ai Chivassesi di facia ‘d tòla, faccia di latta, che ancor oggi si conserva). La guglia andò distrutta ad opera della cannonate francesi nell'assedio del 1705. Al suo posto, nella seconda decade del Settecento, venne innalzata la attuale cella campanaria.




Interno
Al suo interno la chiesa è divisa in tre navate che, dal punto di vista architettonico e decorativo, si presentano in modo alquanto eterogeneo in virtù di una serie di rifacimenti succedutisi nel tempo. Nel primo Ottocento ebbe luogo un intervento di gusto neoclassico su progetto di Andrea Cattaneo che interessò in modo particolare l'abside ed il deambulatorio costruiti ex novo con strutture rese imponenti da colonne di impronta palladiana.

Alcune delle originali strutture gotiche in mattoni sono visibili oggi nella navata destra; esse sono state rimesse in luce negli anni Trenta-Quaranta del Novecento e poi ridecorate con affreschi di gusto neogotico. Sulla controfacciata è collocato il monumentale organo costruito nel 1843 da Felice Bossi.
Tra le opere d'arte conservate nella chiesa va segnalato un gruppo scultoreo raffigurante il Compianto su Cristo morto, posto all'inizio della navata laterale destra. Il gruppo è costituito da otto grandi figura in terracotta, quasi di grandezza naturale.

La scena si svolge attorno al corpo del Cristo morto, disteso su un sudario sorretto da Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea, mentre piangono il loro dolore la Madonna sorretta da Giovanni Evangelista, e tre Pie Donne (Maria Cleofa, Maria Salome e Maria Maddalena con il vasetto di unguento). L'opera, di pregevole fattura, è databile alla seconda metà del Quattrocento ed è attribuibile ad un plasticatore che si ispira ad esempi borgognoni; non troviamo nelle figure che partecipano al lamento funebre il pathos drammatico che caratterizza i coevi Compianti di area emiliana.

Al medesimo contesto culturale, connotato dalle pratiche devozionali proprie della religiosità francescana, appartiene il notevole dipinto collocato sul secondo altare laterale della navata destra. Si tratta di una tavola dipinta nel primo quarto del Cinquecento che raffigura anch'essa la scena del Compianto. Si tratta di un'opera di Defendente Ferrari - l'unica del pittore chivassese rimasta nella sua città natale - che ancora conserva la sua originale cornice lignea. Il dipinto è improntato da un linguaggio goticheggiante che persiste con successo in terra di Piemonte; vi si osservano abilità miniaturistiche e preziosità cromatiche che rimandano alla pittura nordica.












giovedì 2 febbraio 2017

NOCCIOLINI DI CHIVASSO

I Nocciolini di Chivasso sono minuscoli dolci a base di meringa e nocciole piemontesi, tipici della cittadina di Chivasso, nel Canavese, e sono riconosciuti come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) italiano. Non vanno confusi con i Nocciolini di Canzo, che sono una specialità protetta della Regione Lombardia.
Cenni storici

I Nocciolini nacquero verso il 1850 ad opera del pasticcere Giovanni Podio. In origine si chiamavano “Noisettes” (nocciole in francese) o, in lingua piemontese “Noasèt”. Ernesto Nazzaro, genero di Giovanni Podio, portò i Nocciolini all'Esposizione Universale del 1900, che aveva sede a Parigi, ed a quella di Torino del 1911. I dolcini ottennero un successo enorme tanto che nel 1904 Nazzaro ottenne il brevetto col relativo marchio di fabbrica rilasciato dal Ministero del Commercio del Regno d'Italia.
La fama dei Nocciolini aumentò quando, sia Vittorio Emanuele III di Savoia che i duchi di Genova, concessero all'intraprendente produttore il titolo di “fornitore della Real Casa”.
Negli anni del fascismo il nome venne italianizzato in Nocciolini e così rimase.
Formato e accompagnamento

I Nocciolini tradizionali sono grossi quanto un'unghia ed hanno la forma di una mezza cupola o di una piccola goccia. Recentemente ne è nata una versione gigante (3-4 cm): i cosiddetti Noccioloni.

Sono composti esclusivamente di Nocciole della pregiata varietà “Tonda gentile delle Langhe” sgusciate e tostate, zucchero e albume d'uovo: la pasta che se ne ricava viene fatta colare a goccia su una placca da forno e qui cotta.
I Nocciolini sono quindi friabili, fragili e soggetti all'umido. Tradizionalmente venivano venduti in scatole di latta. Una ventina d'anni fa, invece, cominciarono a venire venduti in pacchetti di carta rosa o celeste cilindrici, lunghi e stretti, che ne resero più facile il trasporto e che contribuirono a diffonderli nel mondo.
Si accompagnano allo Zabajone e l'abbinamento è tanto amato che esiste persino una confraternita dël Sambajon e djj Nocciolini. A Chivasso se ne ricavano, inoltre, torte e gelati.
Abbinamenti consigliati


Cartello indicatore in cui vengono elencate le specialità di Chivasso
L'Alta Langa spumante rosato, ha un sentore che ricorda il lievito, la crosta di pane e la vaniglia, di sapore secco, sapido ben strutturato, perciò può esser servito come spumante da dolci [1] e da dessert a tavola, ben freddo, ad una temperatura di 9 °C. I nocciolini di Chivasso si possono immergere nello spumante rosato d'Alta Langa conferendo ai nocciolini stessi un retrogusto regale di vaniglia.

    martedì 31 gennaio 2017

    ANNO ACCADEMICO 2016/2017

    Quest'anno l'Università della Legalità si articolerà su una serie di incontri che vedranno protagonisti educatori, insegnanti ed esperti in pedagogia



    Ha preso il via il terzo anno accademico della “Libera Università per la Legalità”, ideata e portata avanti dall'attuale amministrazione comunale, realizzata con il contributo derivante dalla rinuncia all'indennità di carica del sindaco Libero Ciuffreda, organizzata in collaborazione con Libera, le Acli e l'Anpi di Chivasso. Venerdì 25 novembre, alla biblioteca Movimente, il sindaco ha presentato la serata, ricordando i motivi che hanno spinto a promuovere l'iniziativa e cioè le inchieste Minotauro e Colpo di Coda che avevano portato la magistratura torinese a scoperchiare uno stretto legame tra la politica e la mafia locali: “Abbiamo scoperto una realtà che ci ha spaventato – ha detto Libero Ciuffreda – ma che non ci ha vinti. Questa iniziativa promuove le buone pratiche legate al rispetto delle regole e dell'individuo. Frutto della collaborazione con le associazioni che ha portare, tra le altre cose, un gruppo di lavoro che ha promosso una legge regionale contro il gioco d'azzardo. Su questi temi il Comune di Chivasso è diventato un riferimento per tutto il Piemonte, tanto che nei giorni scorsi sono stato invitato a un convegno nell'hinterland torinese per relazionare sulle azioni da intraprendere per contrastare il gioco d'azzardo, spesso terreno di coltura della malavita. Un'altra fiore all'occhiello per la nostra città è rappresentato dall'essere stati i primi a ospitare immigrati in una villa sequestrata a un usuraio”.

    Come ha spiegato il sindaco, quest'anno l'Università della Legalità si articolerà su una serie di incontri che vedranno protagonisti educatori, insegnanti ed esperti in pedagogia. Lo scopo è far emergere le dinamiche che vivono gli adolescenti in un nucleo famigliare dove in qualche modo sia presente la mafia. “Porre l'accento su questi temi – ha detto il sindaco – significa aprire la mente su orizzonti diversi. Mi è capitato personalmente, durante la visita a una scuola, di vivere l'imbarazzo di bambini che parlavano di un compagno figlio di mafiosi. Che colpa ne ha questo bambino e, soprattutto, cosa possiamo fare noi, i giudici, i magistrati, per aiutare questo bambino? Quest'anno ci occuperemo di questo problema, attraverso il contributo di esperti, convinti come siamo che i semi buoni riescono a vincere sempre e comunque. E' l'ultimo anno che apro l'anno accademico come sindaco e spero di poter essere dall'altra parte il prossimo anno, questo significherebbe che la nuova amministrazione comunale e il nuovo sindaco proseguiranno questa esperienza che ha già dato ottimi frutti. La legalità è un pensiero pesantissimo che non deve essere vissuto come un fardello ma come impegno civico”.

    Alla serata inaugurale, dal titolo “Non crescerai mafioso”, hanno partecipato l'assessore alle Politiche Sociali Annalisa De Col, il presidente di Libera Chivasso Matteo Cerutti Sola e, quale relatore, Mario Schermi, formatore dell'Istituto Centrale di Formazione del Dipartimento di Giustizia Minorile e professore a contratto presso l'Università di Messina.

    L'anno accademico si chiuderà con il quarto Festival della Legalità, in programma dal 28 al 30 aprile. Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì 15 dicembre, alle ore 21 sempre alla biblioteca MoviMente, dove si parlerà di cyberbullismo e uso dei social network, con l'avvocato Mauro Alovisio e con Georges Tabacchi, presidente del Consorzio Sociale Abele Lavoro.




    lunedì 30 gennaio 2017

    APPUNTAMENTI IMPORTANTI


    Venerdì 24 febbraio 2017, h. 21.00 Biblioteca civica MoviMEnte

    LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NELL'ECONOMIA CHIVASSESE (ESISTE UN PERICOLO DI PENETRAZIONE DELLE MAFIE NEL NOSTRO TESSUTO IMPRENDITORIALE?)

    Dott. Alberto Ernesto Perduca, magistrato Le risultanze processuali Prof. Rocco Sciarrone, docente universitario L'indagine condotta nel Chivassese Dott. Riccardo Ludogoroff, avvocato, membro della Commissione Anticorruzione del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Torino Gli strumenti legislativi per combattere la penetrazione mafiosa nei territori


    Mercoledì 8 marzo 2017, h. 21.00 Biblioteca civica MoviMEnte

    VITTIME DELLA TRATTA: QUALI GLI ATTORI COINVOLTI E QUALE TUTELA OFFRIRE?

    Dott.ssa Felicia Pane, Coordinatrice SPRAR Chivasso - Cooperativa Marypoppins Antonio Colucci e Patrizia Turrini, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi
    Nomi, date, storie. Le vittime innocenti delle mafie sono oltre 800. Dietro ogni nome c'è una storia, una persona, una lotta, un dolore, un riscatto. In apertura di ogni serata dell'Università della Legalità, il Faber Teater racconterà una di quelle storie. Perché "viviamo in un paese smemorato, che tende a rimuovere il passato o a fare della memoria una retorica". (Luigi Ciotti)



    SEMINARI di APPROFONDIMENTO TEMI di LEGALITÀ, a cura dell’UNI3
    ATTIVITÀ CORRELATE IL TEATRO DEI PASSI PERDUTI - XVIII EDIZIONE A CURA DI FORAVIA
    IV FESTIVAL DELLA LEGALITÀ


    1 febbraio 2017, h. 16.00 Teatrino Civico

    Prof. Rocco Sciarrone, Professore Associato di Sociologia Generale presso l’Università di Torino. Indagine sul contesto della distribuzione commerciale chivassese e sull’infiltrazione mafiosa rilevata

    24 aprile 2017, h. 16.00 Teatrino Civico

    Dott.ssa Annalisa De Col, Assessore alle Politiche Sociali con delega alla Legalità L’azione delle pubbliche istituzioni per combattere la diffusione del gioco d’azzardo nelle nostre città

    Sabato 11 febbraio 2017, h. 21.00 Teatrino civico

    IL MARE A CAVALLO. LA STORIA DI UNA DONNA CHE HA RIFIUTATO LA REGOLA DEL SILENZIO

    Teatro Contesto Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato muore assassinato dalla mafia. Felicia Bartolotta, sua madre, lotta per vedere riconosciute l’innocenza del figlio e la colpevolezza dei carnefici. La storia di una donna che ha rifiutato la regola del silenzio e dell’accettazione della violenza. Che ha rotto con la sua parentela, che ha scelto di stare con i “compagni” di suo figlio, ne ha condiviso le idee e le iniziative Ingresso € 10,00

    28-29-30 aprile 2017 L’anno accademico si chiude con la quarta edizione del Festival, più giorni per riflettere e approfondire i temi legati alla legalità e al contrasto alle mafie




    ATTIVITÀ PER LE SCUOLE E LA CITTADINANZA CRESCERE NELLA LEGALITÀ presso le Scuole dell’Infanzia ASPETTANDO IL 21 MARZO presso le Scuole Primarie SCU.TER. presso le Scuole Secondarie di Secondo Grado PROGETTO PER LA CITTADINANZA SUL GIOCO D’AZZARDO

    domenica 29 gennaio 2017

    STABILIMENTO LANCIA

    Inaugurato nel 1963, affiancò gli stabilimenti di Borgo san Paolo a Torino, di Verrone (BI) e di Bolzano. Nel 1994 il Gruppo Fiat lo cedette alla Carrozzeria Maggiora, che proseguì la produzione di vetture fino al 2003, quando fallì. L'ultima vettura prodotta in questo stabilimento sotto la proprietà Fiat fu la Lancia Dedra nel 1993; in seguito la Maggiora costruì la Fiat Barchetta e la Lancia K Coupé. Il relativo raccordo ferroviario con la linea Torino-Milano andò in disuso nei primi anni 2000.
    Dal 2003 lo stabilimento è stato riorganizzato dal consorzio (P.I.Chi.) ed ha ospitato diverse ditte dell'indotto automotive, tra cui un'officina Abarth (chiusa nel 2008), lo stabilimento della Dayco (successivamente Dytech) per la produzione di tubazioni per la conduzione di gas refrigerante ed oli per sistemi di trasmissione ed idroguida, un'officina per impianti di alimentazione a GPL della Landi Renzo, ed altre ditte specializzate nell'allestimento di automobili per le forze dell'ordine principalmente auto blindate per Polizia e Carabinieri.
    Nell'area è oggi presente un grande parco di pannelli solari nel piazzale principale.
    Dalla primavera 2013 fu avviata la costruzione di un centro commerciale a marchio Bennet nell'area a sud.

    La Lancia K Coupè, fu l'ultima vettura prodotta a Chivasso.



    Prima sintesi di 40 anni di storia della zona Chivassese. Dall'insediamento della Lancia, alle prime lotte dei lavoratori, alle stragi delle brigate rosse, sotto l'influenza degli avvenimenti più importanti di quel periodo.


    Seconda sintesi di 40 anni di storia della zona Chivassese. Dall'insediamento della Lancia, alle prime lotte dei lavoratori, alle stragi delle brigate rosse, sotto l'influenza degli avvenimenti più importanti di quel periodo.





    IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI LORETO

    I Padri Cappuccini fondarono questo luogo santo nel 1643, dopo aver abbandonato un altro convento nei dintorni di Chivasso, andato distrutto nel 1639 ad opera delle truppe di Tommaso di Savoia-Carignano.
    In quell’occasione si portarono appresso una statua lignea della Vergine Lauretana, considerata miracolosa; tale simulacro si venera tuttora sull’altare maggiore del santuario.

    La chiesa oggi esistente non è però quella seicentesca: fu infatti riedificata nel 1897, su progetto di gusto eclettico dell’ingegner Mottura.

    All’interno, si noti la volta con l’affresco di Luigi Morgari raffigurante il miracoloso trasporto della Santa Casa da Nazareth a Loreto.

    L’altare maggiore, barocco, è costruito in legno, com’è di norma per i templi dei Cappuccini.
    Ai lati dell’antico simulacro mariano, spiccano due ovali di scuola piemontese del Settecento, raffiguranti i santi Giuseppe da Leonessa e Fedele da Sigmaringen.

    Sopra la mensa, infine, si ammiri il magnifico tabernacolo sormontato dal tronetto per l’esposizione eucaristica: è un capolavoro d’intarsio databile a metà Settecento.


    La statua rappresenta la Madonna di Loreto.
    La Vergine, con il capo velato, indossa la lunga dalmatica secondo l’immagine lauretana che fu definitivamente proposta nel XVI secolo; il Bambino è raffigurato a mezzo busto e, al solito, regge il globo crocifero nella mano sinistra. La scultura è stata realizzata per essere contemplata frontalmente, come è dimostrato dalla base parallelepipeda, decorata su soli tre lati, e dalla stessa figura della Madonna, che nella parte posteriore è quasi completamente piatta con due grandi cavità di forma ovale frutto dello svuotamento all’interno del tronco ligneo.

    Le origini della devozione lauretana a Chivasso vanno ricercate nel pilone affrescato, sorto forse già nel XV sec. nella regione detta "Fontane di Loreto", presso l’antica via di Vercelli, vicino alla frazione Belvedere.
    Per volontà popolare, nel 1562 le autorità disposero la costruzione di una chiesa, portata a termine nel 1566, la quale inglobò l'affresco. Tuttavia, poiché l'antico dipinto versava ormai in pessime condizioni, Giuseppe Bra, vicario (giudice) di Chivasso, fece scolpire una statua delle stesse dimensioni dell'affresco. Nel 1624 la chiesa fu affidata ai cappuccini, che vi affiancarono un convento.
    Durante la guerra del 1639-40 gli edifici andarono in rovina, tanto che nel 1643 si decise di
    ricostruire il santuario, scegliendo però un sito più salubre. A lavori compiuti, il simulacro lauretano fu trasportato nella nuova chiesa (1643) e collocato sull'altare.

    Secondo Carlo Caramellino l'autore della statua proverrebbe da un milieu artistico-culturale lombardo, forse intriso di elementi iberici, fatto non impossibile dato che il territorio lombardo era dal 1535 una provincia spagnola (scheda di C. CARAMELLINO, in L. P. G. ISELLA, Storia del Santuario “Vergine di Loreto” a Chivasso. 1562-1982, Chivasso 2007, p. 169).

    Sul capo di entrambe le figure è presente un perno di ferro, il quale sembrerebbe confermare l’esistenza, sin dai primi tempi, di una corona metallica sia sulla Madonna sia sul Bambino.